Storia e Origini

Storia e Origini

Il più antico insediamento stabile nel territorio di Catignano risale al periodo Neolitico. A partire dagli anni ’60-’70 del Novecento, una serie di ricognizioni e scavi archeologici in località Ponte Rosso, al km 39 della SS 602, portarono alla luce numerosi reperti databili al VI–V millennio a.C.

In questo luogo, nei pressi di un corso d’acqua, i gruppi umani organizzarono un villaggio del quale restano ancora tracce oggi visibili presso l’area archeologica. Sul sito sono state rilevate cavità di diverse forme che testimoniano le attività quotidiane e l’organizzazione sociale: capanne, fosse di combustione, pozzetti (silos) e sepolture.

Tra i reperti rinvenuti vi sono vasi in ceramica figulina con decorazioni impresse o dipinte, oggetti domestici e piccoli idoletti fittili antropomorfi. Nel periodo protostorico e fino ai primi secoli d.C., le comunità si spostarono nelle zone circostanti, dando probabilmente origine all’attuale Catignano, sorta sulle rovine dell’antica Cutina.

Secondo Tito Livio, Cutina fu uno dei centri più forti e resistenti del popolo dei Vestini, insieme a Cingilia. Entrambi opposero una lunga resistenza ai Romani, ma intorno al IV secolo a.C. furono distrutti, perdendo così la loro identità storica. Nel Medioevo, il nome del paese si trasformò in Catenianum e Catigitanum, termini legati alla parola “catena”. L’origine del toponimo potrebbe riferirsi a un luogo di prigionia o alla misura agraria della “catena”.

Durante il Medioevo e l’età moderna, Catignano mantenne un ruolo di rilievo politico e sociale. Del castrum medievale restano oggi solo alcune tracce: mura a scarpa e la tipica disposizione circolare del borgo fortificato, riconoscibile nell’attuale Via del Castello.

Un documento del Chronicon del monastero di San Bartolomeo (964) ricorda la donazione di un terreno presso Catuniano da parte di Rodelando di Penne al monastero di Carpineto, dove sorgeva una piccola chiesa dedicata a Sant’Agnea. È possibile che si trattasse di un’antica ecclesia, forse dedicata a Sant’Agnese o a Sant’Anna, confluita poi nell’attuale chiesa di Sant’Irene (già della Natività della Vergine), in contrada Cappuccini. L’edificio, costruito dai benedettini tra XI e XII secolo, è uno splendido esempio di architettura romanica abruzzese.

Con l’arrivo degli Svevi nel Duecento, Catignano attraversò un periodo di crisi. Dopo una rivolta ghibellina, Mario Bruxerio, signore del castello, fu imprigionato e i suoi beni confiscati da Carlo d’Angiò. In seguito, il feudo passò a diversi signori di Loreto. Nel XV secolo Alfonso d’Aragona concesse Catignano a Battista Camponesco dell’Aquila. Nel 1469 fu acquistata da Michele D’Afflitto, figlio di Luigi, consigliere di Ferdinando I d’Aragona.

Durante l’invasione francese tra XVIII e XIX secolo, Catignano divenne rifugio per i briganti, molti dei quali vennero uccisi dai francesi a Pianella nel 1806. Purtroppo, parte della memoria storica di quel periodo è andata perduta a causa dell’incendio che distrusse gran parte dell’archivio comunale nella prima metà dell’Ottocento.

Prima della Legge n. 30 del 2 agosto 1806, che abolì la feudalità, Catignano era una terra baronale sotto il controllo del Duca di Alanno Michele Bassi. Nel 1807 lo stesso, filo-francese, venne nominato Intendente a Capua. In quegli anni, grazie alla posizione strategica, Catignano divenne capoluogo del Circondario della provincia di Teramo, ospitando dal 1811 al 1817 il Giudicato di Pace, che sostituì i precedenti organi di giustizia locale.